Ottimizzare il conversion rate è uno degli obiettivi che dovresti porre alla tua campagna native advertising. Prima di approfondire, per capirne realmente l’importanza, ricordiamo che cos’è il conversion rate.
La risposta alla domanda che cos’è il conversion rate si trova in una definizione semplice. Il conversion rate è uno dei più utili indicatori per misurare l’efficacia di una campagna pubblicitaria in termini di costi-risultati. Sapere come si calcola la conversion rate permette di definire la percentuale di utenti che, dal click, hanno effettivamente compiuto l’azione desiderata dalla campagna.
Tendenzialmente, il conversion rate indica il rapporto tra visualizzazioni di un annuncio e clicks sullo stesso. Tuttavia, vedremo che esistono vari campi di applicazione e diversi dati di riferimento a seconda del canale pubblicitario oggetto di analisi.
Oggi, in particolare, osserveremo come si calcola la conversion rate di una campagna native. In particolare, capiremo come aumentare il conversion rate focalizzandoci sugli aggiustamenti da fare ai componenti di marketing (es. formato di annuncio, copy, immagini…) per aumentare la percentuale di utenti che portano a termine l’azione proposta dall’advertising.
Qual è un buon conversion rate?
Il conversion rate è influenzato da numerose variabili come la tipologia di business, l’’audience ed il dispositivo utilizzato.
Nel 2019 Wordstream ha raccolto in una ricerca una stima complessiva dei conversion rate, suddivisi tra ricerca organica, campagna cpc di Google e Facebook ads. Secondo la ricerca, il CR medio complessivo tra tutti i business è del 9,21% per Facebook ads, 4,40% per Google Search e 0,57% per Adwords.
Un punto di partenza per definire la qualità del proprio CR è calcolare il CPA, ovvero il costo sostenuto per far concludere all’utente l’azione promossa dalla campagna native. Una volta definito un CPA sostenibile, sarà di capire come aumentare il conversion rate in modo da raggiungere il risultato desiderato.
Dare tempo alla tua campagna native
È molto comune aspettarsi risultati in breve tempo: online è tutto rapido. Tuttavia, esattamente come nella Formula 1, una campagna native advertising ha bisogno di rodaggio.
La tua campagna native dovrebbe passare per un periodo di test che varia dalle 2 alle 4 settimane. Una volta sondato il territorio e fatto le dovute considerazioni sul comportamento degli utenti, allora si possono modificare ed ottimizzare elementi come creatività, formati ads, liste di publishers e posizionamenti.
Ovviamente una campagna native può mostrare fin da subito un buon conversion rate. Il nostro consiglio rimane comunque di lasciare tempo all’advertising di girare, in modo da valutarne le potenzialità e, in seguito, apportare le migliorie necessarie.
Ottimizza con la coerenza tra i materiali online
I formati degli annunci native sono fatti per portare click interessati: si integrano bene nel contesto editoriale ospitante e attirano l’attenzione, senza infastidire l’utente. Un click su un ads in formato nativo identifica effettivamente un potenziale acquirente/compratore, perché fatto intenzionalmente.
Tuttavia, un click interessato può non trasformarsi in un reale ritorno dell’investimento se manca coerenza tra annuncio nativo e landing page.
Facciamo un esempio pratico. Un annuncio online invita alla consultazione di una guida gratuita sul trading, un utente vi clicca e atterra su una landing page in cui non viene menzionata la guida ma vengono solo raccolti dei dati tramite un form di registrazione. L’utente, confuso dalla mancanza di coerenza tra annuncio e landing page, verosimilmente lascerà la pagina. Risultato? Una mancata conversione, a prezzo di vari clicks su canale nativo.
La coerenza di contenuto tra un’ads nativa e una landing page rassicura gli utenti, li conduce a consultare la pagina e li porta a compiere l’azione desirata dalla tua campagna native advertising, con relativa ottimizzazione del conversion rate.
Guida l’utente con chiarezza e concisione
La coerenza e la linearità tra contenuto in formato ads nativo e la landing page è sicuramente un fattore importante per ottimizzare il conversion rate. Ma inoltre, i tuoi utenti ideali devono anche capire quali passi fare per compiere l’azione sponsorizzata dalla campagna native.
La tua campagna, quindi, deve guidare l’utente nella fruizione del contenuto veicolato. In tal caso ricordati di utilizzare alcuni elementi base fondamentali della UX design come bottoni CTA, microcopy concisi e formule che chiariscano bene un concetto.
Nel caso menzionato prima, la landing page potrebbe ospitare un breve testo che parla di trading online, varie CTA che invitano a scaricare la guida ed un invito all’azione sul form (ad esempio “compilare il form con i dati per ricevere la guida via mail”). In questo modo, l’utente comprenderà velocemente l’azione da compiere e la campagna otterrà un CR migliore.
Sii target-oriented
Il native advertising è un canale chiave per veicolare formati nativi che interessano, non infastidiscono e coinvolgono il traffico. Il risultato è maggiore engagement sugli annunci e sulle landing page.
Per ottimizzare il conversion rate in modo più efficiente ricordati sempre di targetizzare con precisione la tua campagna native. Un’utenza più ristretta può essere sì più ridotta ma, al contempo, può essere molto più ricettiva al tuo prodotto/servizio.
Riutilizziamo un’ultima volta il famoso esempio della campagna sulla guida trading online. Avere un target specifico (i.e, uomo, 40+, con geolocalizzazione x) può aiutarti a trovare il bacino di utenti più interessati al prodotto e ottenere un ritorno dell’investimento maggiore, con un conversion rate ottimizzato e in perfetta linea con la tua CPA target.
Vuoi sapere di più sul native advertising e su come ottimizzare il conversion rate?