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i formati del native
i formati del native

Quali sono i formati del Native Advertising?

IAB USA risponde con una vera e propria guida.
IAB USA risponde con una vera e propria guida.

Quando si cerca online “formative native advertising” non si ha spesso un’idea chiara di cosa si intenda con la ricerca. O meglio, si ha una possibile direzione, un penisero; ma, concretamente, cosa sono i formati native advertising? E, una volta stabilita la definizione, quali sono questi formati?

Prima di addentrarci nelle definizioni e nella nomenclatura, facciamo un punto della situazione. Il native advertising è una tiplogia di pubblicità online che si presenta in una modalità estremamente particolare.

Il native advertising è, infatti, il camaleonte della pubblicità online. Esattamente come il piccolo animale dai grandi occhi a palla, un annuncio native advertising muta a seconda del contesto editoriale in cui è ospitato. Una totale rivoluzione rispetto a ciò che abbiamo visto in anni e anni di esperienza online. In molti, infatti, ricordiamo pesanti banner pubblicitari invasivi pronti a rovinare la piacevole lettura di un articolo online.

Il native advertising si colloca esattamente come la risposta dell’esigenze di vivibilità dell’ecosistema internet: i formati nativi sono sì simili ai formati display – per intenderci immagini più titolo – ma si inseriscono all’interno del contesto ospitante senza interrompere la fruizione del media.

Annuncio native vs annuncio display

Dopo questa lunga premessa resta il questio: come fare a distinguere un annuncio nativo dalla simile pubblicità display?

Una task force istituita da IAB USA nel 2013 ha risposto a questa e ad altre cinque domande chiave stilando delle linee guida utili a distinguere la pubblicità nativa da quella display.

Il risultato è il Native Advertising Playbook: un vero e proprio manuale-quadro di riferimento per i marketers in cui sono stati identificati i principali formati di Native Adv. Il manuale è stato aggiornato nel 2019 e ad oggi è una vera e propria guida per esperti di settore e non.

Nel 2013 erano stati identificati ben 6 tipi di formati di pubblicità nativa: in-Ad (IAB Standard), Custom/Can’t be Contained, Paid Search, Promoted Listing, In-Feed, Content Recommendation Widgets.

Il nuovo Native Advertising Playbook 2019 ha evidenziato come il panorama online si è modificato notevolmente in soli 6 anni e ad oggi i formati sopracitati sono stati ridotti e riassunti in tre categorie principali

In feed/In content

La categoria “In feed/In content” raggruppa al suo interno anche le definizioni più anziane come “promoted listing” e “custom/can’t be contained”.
Un annuncio native in feed è collocato all’interno di un contesto editoriale e ne assume un layout ed una forma simile; non solo, l’ads sponsorizzato può essere interattivo ed invitare l’utente a giocare, leggere e visualizzare il contenuto senza passare in un’altra pagina. 

Solitamente un annuncio in feed è linkato all’interno del sito come gli altri testi editoriali presenti.

Content Recommendation Ads

Un annuncio native in forma di “content recommendation ads” solitamente è collocato all’interno di un contesto editoriale (i.e articolo di un blog) a lato o sotto il testo. Alle volte lo si può trovare in mezzo ma solitamente gli editori preferiscono non interrompere la fruizione di un contenuto da parte dell’utente. 

Una volta che l’utente clicca su un annuncio di questa tipologia viene sempre reindirizzato su un URL esterno o comunque differente dal sito del publisher in cui è ospitato l’adv.

Branded/Native content

È il vero e proprio contenuto sponsorizzato di per sé. In altre parole, è un contenuto di brand che assume lo stesso formato editoriale del contesto publisher in cui è ospitato. In questo caso, il contenuto testuale e grafico dell’adv si amalgama con la pagina editoriale del publisher e può essere promosso nei formati precedentemente citati. 

Di solito un contenuto branded/native è frutto di una collaborazione tra publisher e brand e le sue performance vengono accuratamente tracciate e curate dal brand stesso.

Scegliere i formati native advertising per il brand

Abbiamo menzionato l’utilità dei formati nativi per promuovere sia il brand che un prodotto. Questi formati nativi, tuttavia, sono utilissimi anche lato publishers/editore perché permettono di migliorare l’esperienza dell’utente sul sito, ottenendo comunque revenue pubblicitarie.

Un sito contenente formati nativi, infatti, si presenta più fluido per gli utenti, che non verranno interrotti nella loro user experience. In questo modo, gli stessi utenti che hanno interagito una volta con un sito, senza accorgersi consciamente di interagire anche con un contenuto pubblicitario, torneranno molto più volentieri ad usare il sopracitato portale. Il perché è nel grande valore dato all’user experience dal native advertising: i formati nativi presentano sì un carattere pubblicitario ma, al contempo, sono in linea con il contesto ospitante e non invadono spazi destinati ai contenuti di un sito.

In questo articolo abbiamo riassunto brevemente le tre tipologie di formato Native adv in modo da fornire un quadro generale e attuale delle ads. Tuttavia, come ben sappiamo, il mondo online corre veloce e la sua natura dinamica porta continui cambiamenti.

È altamente probabile che tra pochi anni ci troveremo di fronte al bisogno di inserire nuove classificazioni e diverse tipologie di formati per descrivere chissà quali novità del mondo adv. 

Continua a seguirci per restare aggiornato sugli ultimi sviluppi in ambito Native adv!